Trovo meravigliosa la definizione di Leonardo Fernández Troyano: Tierra sobre el Agua.
L’idea che un ponte non sia altro che una striscia di terra, che supera in maniera lineare gli ostacoli, pur di garantire continuità e congiunzione è una sfida che solletica fantasia ed ingegno.
Progettare un ponte significa confrontarsi con forze grandiose, rispondere a sollecitazioni esterne notevoli, ribadendo a volte in maniera statica, a volte inducendo nell’opera sollecitazioni interne celate anch’esse di elevata entità.
E’ una lotta da affrontare preservando eleganza, spingersi in avanti per creare un’unione.
Il simbolismo del ponte si perde nella notte dei tempi. E’ un patto tra due terre, che hanno il disperato bisogno di trovarsi, di stare vicine, di creare qualcosa che li unisca in un atto amoroso accurato, lineare, superando gli ostacoli della separazione e della lontananza.
“Un ponte si costruisce dal basso e si progetta dall’alto”.
Questo è quello che fino ad ora ho sempre pensato. Sbagliavo. Non basta tenere conto dei carichi da portare, delle sollecitazioni a cui rispondere, devi essere sicuro che alla base vada tutto bene, che valga la pena costruire.
Il mio più grande Professore, l’ingegnere che da sempre aspiro ad essere, mi ha insegnato due regole:
“Se quando studi il tuo obiettivo è ottenere 10, studia da 100 perché se sei in una situazione difficile, può subentrare il coefficiente di cagazzo, che moltiplica la tua preparazione da 1 a 0,1”
E la seconda, che a volte scordo (omnia munda mundis):
“Un buon ingegnere strutturista deve essere un grande avvocato, deve trovare il codicillo nascosto che fà di un buon contratto una fregatura”
L’esperienza mi ha insegnato un importante corollario a quest’ultima regola:
“Se qualcuno ti mostra un luogo su cui costruire il tuo ponte, perché lì le condizioni sono ideali, perché ne verrà fuori qualcosa di meraviglioso, perché il tutto sarà splendido e pieno di vantaggi, accertati prima che il tipo in questione non sia il proprietario del terreno”
Colonna sonora: Costruire (Niccolò Fabi)
L’idea che un ponte non sia altro che una striscia di terra, che supera in maniera lineare gli ostacoli, pur di garantire continuità e congiunzione è una sfida che solletica fantasia ed ingegno.
Progettare un ponte significa confrontarsi con forze grandiose, rispondere a sollecitazioni esterne notevoli, ribadendo a volte in maniera statica, a volte inducendo nell’opera sollecitazioni interne celate anch’esse di elevata entità.
E’ una lotta da affrontare preservando eleganza, spingersi in avanti per creare un’unione.
Il simbolismo del ponte si perde nella notte dei tempi. E’ un patto tra due terre, che hanno il disperato bisogno di trovarsi, di stare vicine, di creare qualcosa che li unisca in un atto amoroso accurato, lineare, superando gli ostacoli della separazione e della lontananza.
“Un ponte si costruisce dal basso e si progetta dall’alto”.
Questo è quello che fino ad ora ho sempre pensato. Sbagliavo. Non basta tenere conto dei carichi da portare, delle sollecitazioni a cui rispondere, devi essere sicuro che alla base vada tutto bene, che valga la pena costruire.
Il mio più grande Professore, l’ingegnere che da sempre aspiro ad essere, mi ha insegnato due regole:
“Se quando studi il tuo obiettivo è ottenere 10, studia da 100 perché se sei in una situazione difficile, può subentrare il coefficiente di cagazzo, che moltiplica la tua preparazione da 1 a 0,1”
E la seconda, che a volte scordo (omnia munda mundis):
“Un buon ingegnere strutturista deve essere un grande avvocato, deve trovare il codicillo nascosto che fà di un buon contratto una fregatura”
L’esperienza mi ha insegnato un importante corollario a quest’ultima regola:
“Se qualcuno ti mostra un luogo su cui costruire il tuo ponte, perché lì le condizioni sono ideali, perché ne verrà fuori qualcosa di meraviglioso, perché il tutto sarà splendido e pieno di vantaggi, accertati prima che il tipo in questione non sia il proprietario del terreno”
Colonna sonora: Costruire (Niccolò Fabi)
4 commenti:
C'era una volta un ingegnere che si innamorò di una bellissima donna bruna dagli occhi nocciola e un sorriso affascinante. Per conquistarla la portò a fare una gara di corsa su un ponte che aveva progettato: "vediamo chi vince", le aveva detto ... hanno vinto entrambi ed hanno avuto tre figli.
Ecco questo è un valido motivo per progettare un ponte, per "costruire".
Un giorno ad un pranzo un generale in pensione mi chiese: "Ingegnere, ma lei quando progetta un ponte prevede dei punti critici dove piazzare dell'esplosivo per farlo saltare in aria?"
Lo declassai di grado subito:"Colonello" risposi" se progetto un ponte cerco di farlo stare in piedi il più a lungo possibile". Ecco ci sono persone che se gli costruisci un ponte non vedono l'ora di vederlo crollare.
Ricordo una favola che iniziava come la tua ... ma che finale del cavolo aveva!
Devo criticare una citazione virgolettata e, per farlo, lo so, mi ficco in un ginepraio, perché non conosco l'autore della citazione. Comunque...
Oggi i ponti si progettano dal basso e si costruiscono dall'alto, basti andare sul sito structurae.de, alla voce bridges, per vedere come si fa. Sarebbe stato uguale per quello sullo Stretto, qualora. Ma lì le questioni erano altre e tutte in sospeso (!), per questo si è preferito soprassedere. Insomma, si può fare di meglio: basta crederci!
L'autore della citazione incriminata è un giovane ingegnere che ancora aveva tante cose da capire e non solo sui ponti ... Insomma citazione fatta ed in breve confutata dallo stesso autore.
Al momento credo che gli unici ponti che vengono accettati da tutti sono quelli in prossimità delle feste ... sul modo migliore per progettare e costruire, credo di non averlo ancora capito, ma anche io sono convinto che anche in questo basta crederci
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