martedì 3 aprile 2007

Salvare le penne


Gli capita spesso di sedersi su quella panchina, ultimamente sempre più spesso, ce ne sono tante a Piazza Bonanno, ma lui sceglie sempre la stessa. Alle spalle, cinto da una ringhiera, l’unico superstite dei sette granai interrati. I bambini rimangono spesso affascinati da quel profondo serbatoio sotto terra, per loro è una sfida: “Picciò amunì a chi sputa fino all’altro lato”.
Al centro della panchina in pietra in bassorilievo c’è una scacchiera e nonno Michele ci gioca con la mente partite interminabili. E’ facile vincere se giochi con pezzi invisibili e soprattutto se non conosci le regole. Le inventi sul momento, tanto cu sinn’adduna.
Nonno Michele non ha nipoti, e se per questo non ha mai avuto nemmeno figli, ma a Palermo, superati i cinquanta, diventi zio e, se inizi a rimpiangere quando avevi settant’anni, sei nonno già da un bel pezzo.
Quando i bambini si stancano di assicutare lucertole e le riserve di sputi e sgracchi sono esaurite, tra un “cuinnutu i tò patre” ed un “a iccari sangu ru cuore” , spintonandosi l’un l’altro arrivano in processione da Nonno Michele. Un po’ è come se lo fosse davvero nonno.
“Nonno amunì conta”
“Chi v’ha cuntare?”
“U’cuntu, nonno Michè”
“E quale cunto volete cuntato?”
“Mamma Luchina! … anzi no contaci Menomena … anzi ù sai che ti dico? Contacene una nuova”
“Amunì, assettatevi a terra e state silenzio! C’era una volta un padre, che aveva tre figli, e doveva decidere a chi lasciare la terra, allora se li chiamò tutti e tre e disse: «Chi per primo mi porta tre piume di cuculo avrà tutto in eredità». I figli, allora, di buon mattino se ne andarono a cercare le piume. S’era fatta quasi sera quando Giovanni il fratello più grande si vide arrivare incontro Nicola il più piccolo dei fratelli:
«Giovà, Giovà le ho trovate, le piume ce le ho qua!»
«E bravo Nicola, vieni andiamo a festeggiare con un bel bagno al fiume Sirene la tua eredità»
Quella sera Giovanni, tornato a casa con le piume di uccello cuculo, ricevette l’eredità, mentre di Nicola probabilmente persosi nel bosco, nessuno sentì più parlare”
“Minchia ru fango, nonno Michè”
“Ho detto state silenzio, l’anno dopo un pastore, che faceva abbeverare le pecore al fiume, sulla riva vide un ossicino, uscì il coltello e ne intagliò un fischietto”
“Minchia ru schifo, nonno Michè!”
“Amunì state silenzio o no?”
“Sì nonno Michè”
“Allora … il pastore prese quindi il fischietto e ci soffiò, ma non uscì un fischio ma una canzone: «O pastoruzzo, che in mano mi teni, fuvu ammazzato nell’acqua Sireni e per tri pinne d’aceddu cucù lu traditore me frati fu!».
Il Pastore tutto scantato, andò allora dal suo padrone, gli raccontò quello che era successo e gli mostrò il fischietto. Questo incuriosito piglia e ci fischia dentro:
«O caro patri, che in mano mi teni, fuvu ammazzato nell’acqua Sireni e per tri pinne d’aceddu cucù lu traditore me frati fu!».
Il padrone, che aveva perso il figlio l’anno prima, capì subito tutto …
«Giovà, Giovà»
«Che c’è papà?»
«Vieni che ti devo regalare una cosa … tieni! »
«Un fischietto? E che ci devo fare? Ci soffio? Così? »
«O caro frati, che in mano mi teni, fuvu ammazzato nell’acqua Sireni e per tri pinne d’aceddu cucù lu traditore fusti tu!».”
“Minchia scanto nonno Michè!”
“Che vi insegnò questa storia?”
“Nonno Michè, che la prossima volta che trovo una cosa …. Mi faccio i cazzi miei!”

Colonna sonora: L’uomo col megafono (Daniele Silvestri)

4 commenti:

FFrancesco ha detto...

Un'altra bella pagina... :-)

SCRI...... ha detto...

Tirano le panchine a Palemmmmo ultimamente!!!!

Anonimo ha detto...

U nonno Michè ni avi cosi i cuntari...

Bulgakov ha detto...

Palemmmitana, chiedi ad un nonno "su contami qualcosa" e avrai reso un uomo felice.
Scri ho notato anche io ... dovremmo dirlo ai candidati a sindaco: "più panchine per tutti"