martedì 19 giugno 2012

Parallele




Sbatto le mani ed una nuvola di magnesio avvolge il mio applauso.
Una lama di sole mostra il volo impazzito delle particelle bianche, che lentamente si disperdono in aria.
Un passo.
Un salto.
E le mani immediatamente stringono gli staggi.
Un’oscillazione in avanti e poi subito il corpo indietro.
In verticale sulle parallele simmetriche.
Le braccia tese.
I piedi uniti e le punte in estensione, verso il cielo.
Sto pregando a testa in giù.
Prego che i polsi fasciati non cedano.
Che gli addominali non esplodano.
Che i lombari non collassino.
Che i bicipiti mi assistano.
E che i congiuntivi siano tutti giusti.
È il mio momento di equilibrio.
La mia messa.
Il silenzio è come deve assolutamente essere: religioso.
Prima dell’eucaristia, la parabola:
In quel tempo ascoltavo i Queen.  I Queen e Battisti. Ma non le cose ricercate tipo “Mustapha”  e “Abbracciala Abbracciali Abbraciati”. No ero tutto Canzone del sole ed Innuendo.
Tanti giri di Do ed una sconfinata verginità musicale.
Avevo appena capito che si poteva suonare un Sol7 senza saper fare il barrè.
Ero diventato un virtuoso del Mi cantino.
Ci facevo il Bolero di Ravel ed il Ciclone di Pieraccioni.
Non tutto l’assolo. Poche note. Poi mi fermavo e sorridevo. E per lei ero il migliore… anche con la chitarra.
L’amore aveva il nome di una donna solamente e solo di quella, inciso diecimila volte sullo zaino invicta vicino all’enorme scritta Led Zeppelin a pennarello indelebile.
Ero assolutamente convinto che avrei aperto un negozio di modellismo a Lisbona.
Dalle parti di Bèlem.
Mi sarei ingozzato di pastilles, guadagnandomi soprannomi vari, tutti riconducibili a suini o pachidermi.
Valeria è grande. Ha diciassette anni. Uno più di me.
Ci dividiamo le cuffie del walkman.
… il carretto passava e quell’uomo gridava… GHIACCIOLIIII!
Quella cretina di mia sorella!
Si diverte a registrare sulle mie cassette.
Valeria ride.
La bacio.
I suoi occhi diventano enormi.
Parlano.
Dicono: “Che cavolo stai facendo?”
Ma io non li ascolto.
Non li ascoltiamo.
Ci baciamo.
Lo zaino è pesante, perdo l’equilibrio e cado a terra.
Valeria ride di nuovo.
-       Parti domani?
-       Sì, sì!
-       Sicura?
-       Scherzi? Cioè Londra, mica la tua Lisbona!
-       E che fai a Londra?
-       Imparo l’inglese.
-       E poi?
-       Ci scrivo una canzone!
-       E poi?
-       Ci divento famosa!
-       E poi?
-       A te nemmeno ti penso!
-       Stronza!
-       Stronzo tu!
-       Torni?
-       Buh!

Colonna sonora: Abitudine (Subsonica)

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