giovedì 31 maggio 2007

Strati


Una volta, osservando le mura di Palermo, un archeologo mi disse che le pietre ci parlano.
“Vedi quella parte? Quei grossi conci squadrati? Quelle sono le mura originarie, quelle puniche … poi se vedi sopra, le pietre cambiano forma, diventano più piccole, è un intervento successivo.
Ecco se osservi le pietre ti spiegheranno come e quante volte sono cambiate le mura.”
E’ un modo molto suggestivo di leggere i cambiamenti.
Cominciare a guardare tutto quello che ti circonda per strati.
Strati che si sovrappongono senza mai confondersi.
Il nuovo si adagia sul vecchio.
E’ una sovrapposizione forzata, una violenza su ciò che è stato.
Necessaria, ma triste come lo è ogni cambiamento.

“Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli o pecore, continueremo a crederci il sale della terra”.

Ci adattiamo noi siciliani ai cambiamenti, siamo bravissimi in questo. Del resto “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
E noi eccelliamo in questo: cambiare perché niente di ciò che è stato venga sradicato.
Così non bastano le stratificazioni di roccia fluida. Si copre il vecchio con pennellate di azzurro e con cerchietti bianchi.
Il nuovo non si limita solo a stratificarsi sul vecchio, prova ora anche a sovrapporsi.
Tutto perché nulla cambi

Colonna sonora: Prima era Prima (Daniele Silvestri)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bè d'altronde siamo sempre stati dominati, una volta da uno, una volta dall'altro.. come un passaggio di testimone..

Bulgakov ha detto...

Solo che il succedersi delle dominazioni lasciava un segno che si adagiava sul vecchio, ora le parabole ed i serbatoi azzurri il vecchio lo coprono, lo nascondono e tristemente lo imbruttiscono