venerdì 17 agosto 2007

Josefov


77000 nomi scritti su delle pareti bianche.
Vicino ad ogni nome due date: nascita e morte.
Gioia e sterminio.
Passeggiare tra le stanze della sinagoga Pinkas, ti fa capire il valore delle parole.
Un nome su una parete diventa sacro, se quel nome scritto è l’unico ricordo di chi lo portava.
Le parole hanno un grande potere.
Lo sapeva bene Rabbi Jehuda Löw ben Bezalel, quando creò il Golem.
Il grande gigante d’argilla, spinto dal potere del nome di Dio, proteggeva il popolo ebraico, portando sulla fronte la parola emet , verità.
Bastò privare il gigante di una sola lettera, privarlo della verità, per dargli met, la morte.
E la morte la senti in ogni angolo di Josefov, il quartiere ebraico di Praga.
Alla tomba di Jehuda Löw, i fedeli affidano i loro desideri, scritti su dei bigliettini.
Lo faccio anche io.
Non ho niente da chiedere per me ed allora chiedo per chi amo, per chi ho tanto amato, per chi mi fa ridere e per chi il sorriso a volte me lo ha tolto, perché queste persone sono il mio desiderio esaudito.
Sul biglietto poggio un piccolo sasso, un golem di pochi grammi a difesa di un grande desiderio.
Le parole hanno un grande potere.
Ricordo di aver letto che ci sono parole molto semplici, che spesso dimentichiamo di dire.
“Grazie” è una di quelle parole.
Questo viaggio tantissime volte mi ha fatto sentire grato.
Su una vecchia valigia di cartone ho letto delle parole:

Fransp. N° 17288
Lilli Sara Verschleisser
Berlin N.O. 55 Winsstr. 14

Ho sentito che era importante segnarle e necessario ricordarle.
A queste aggiungo un’altra parola: shalom, pace.

Colonna sonora: Imagine (John Lennon)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ben tornato! Toccare con mano certi luoghi dev'essere stata un'esperienza profonda. La storia ebraica, l'ebraismo sono un mondo da scoprire, ricchissimo e affascinante. Due anni fa mi sono "perso" nel quartiere ebraico a Venezia, lo consiglio a chi vuole fare un'esperienza diversa dai soliti itinerari...

Anonimo ha detto...

in realtà, è indicata anche la data della deportazione: è stata quella più mi ha impressionata. l'elenco delle vittime, per singoli villaggi e in rigoroso ordine alfabetico, fa capire come siano state sterminate intere comunità, intere famiglie, intere generazioni...
io non ho espresso un desiderio, non perché non ne abbia ma perché, confrontati al dolore che ho respirato in quei luoghi, i miei desideri diventavano "banali".
A volte, non ci accorgiamo di quanto la normalità sarebbe il più bel regalo per tanti...

Bulgakov ha detto...

Spiff come vedi ho lasciato un po' di posto in valigia.
Maggie è difficile chiedere, quando senti di dover già dire "grazie". E' stato il dolore di quegli eventi così lontani dalla normalità ad insegnarcelo.

Anonimo ha detto...

Complimenti per il post. Io sono di origine ebraica ed il ricordo mi preme sempre mantenerlo vivo.

Anonimo ha detto...

Sebbene l'estate scorsa abbia visitato una affascinante città latina dal temperamento simile al mio e sebbene i paragoni (si dice) non siano opportuni, il caldo, che spesso esauriva forze e nervi, non mi permetteva di apprezzare ciò che, complice anche il fresco di quest'anno, la foto del tuo post rende perfettamente: nel mio caso, è l'amicizia, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa volessimo vedervi. Grazie

Bulgakov ha detto...

Omnia munda mundis

SCRI...... ha detto...

Settantasettemila volte grazie.

Anonimo ha detto...

allora colgo l'occasione per ringraziare te per i post che scrivi..

Bulgakov ha detto...

Grazie a tutti quelli che passano di qui.